La fine del quadrimestre è arrivata e, insieme a lei, anche il famigerato momento della consegna delle pagelle.
Molti genitori mi stanno chiedendo se sia giusto premiare i loro figli per “una bella pagella” o meno.
Fermo restando che dovremmo analizzare prima cosa significhi soggettivamente “bella pagella”, tenendo conto che ogni situazione è a sé e che quello che è valido per un bambino o un ragazzino potrebbe essere controproducente per un altro, ritengo però opportuno focalizzarmi su alcuni punti, così da provare a rispondere a questa domanda e innescare una riflessione generale.
Premiare l’impegno più del voto
So che molti insegnanti storceranno il naso leggendo, ma il voto dipende strettamente da chi lo dà.
Soprattutto quando si tratta di interrogazioni orali, il giudizio numerico dato a scuola ha un grande margine in base all’ insegnante.
Basti pensare che ho parlato con insegnanti che non mettono più di 8, quindi per loro l’8 equivale ad un dieci (ma spiegalo tu a ragazzi e genitori!) come ho assistito ad interrogazioni egregie dove il voto è stato un 6 striminzito e interrogazioni a monosillabi con un 8 perché “di solito negli scritti vai bene”.
Ovviamente non capita sempre questo a scuola ma… capita davvero molto spesso.
I criteri con cui si da un voto presentano un tale margine di soggettività da non renderlo un valore utile a definire l’impegno dello studente… e a confrontarlo con i voti presi da altri.
Non sempre ad un voto alto corrisponde un impegno alto, e viceversa.
Come genitori, tenendo conto sia di quello che avete visto voi sia di quello che maestri o professori vi riferiranno nel colloquio di consegna delle pagelle, vi suggerisco di RICONOSCERE l’impegno.
Di premiarlo, in questo senso.
A volte diamo per scontato che “fare bene” sia un dovere di ogni studente e non lo sottolineiamo mentre critichiamo subito quello che non va.
Ma incoraggiare fa sempre bene.
Tra l’altro questo sarebbe valido anche per noi adulti.. Una pacca sulla spalla non ha mai reso smidollato nessuno, anzi… le neuroscienze lo confermano 😉
Preferire un premio simbolico come un’esperienza
Di bambini delle elementari che a fine anno ricevono un iPhone nuovo di zecca ne conosco troppi.
C’è un’incoerenza significativa tra il volere che i propri figli studino perché capiscano il valore dello studio – ma anche della sfida di provare a prendere un voto che corrisponda all’impegno – e il premio (spesso spropositato) appena arriva un bel voto.
Non voglio anticipare troppo quello che approfondirò nel prossimo punto ma… un tale comportamento dà peso al premio più che al resto.
In una società consumistica come la nostra, dove la tecnologia ha preso il posto degli incontri sui muretti con gli amici e dove i mille giochi regalati ai figli provano a sopperire (non riuscendoci) il tempo non passato con i genitori che di tempo non ne hanno, regalare ai propri figli un’esperienza potrebbe essere un’ottima idea.
In base all’età, il premio può consistere in una giornata fuori in famiglia, in un luogo che piace a tutti come un parco divertimenti per esempio, oppure un’esperienza da fare con altri coetanei.
Quando il premio diventa il fine ultimo di tutto, la motivazione ne risente
Come dicevo sopra, se da una parte si vuole che il proprio figlio studi per la bellezza dell’imparare e dall’altra ad ogni voto “bello” gli si regalano 50 euro (cose capitate realmente), ovviamente stiamo andando in una direzione di incoerenza totale.
I premi vanno ad alimentare quella che in psicologia chiamiamo “motivazione estrinseca”, ovvero eh viene da fuori, a discapito della “motivazione intrinseca” che viene da dentro.
Già per come funziona il sistema scuola é difficile che uno studente venga motivato per il piacere di imparare.
Se ci mettiamo come adulti il carico da mille puntando solo il voto e premiando quando i voti ci soddisfano… la direzione è quella di portare il bambino a studiare principalmente per il premio.
Valutate voi se questo vi vada bene o no.
Un po’ di buonsenso, senza cadere in estremismi poco utili, può essere un’ottima soluzione.
Per concludere: con questo articolo non voglio passare il messaggio che i premi, anche “materiali”, non vadano mai bene.
Dipende da tanti fattori altamente soggettivi.
Parlando di pagelle, però, ritengo sia importante fare attenzione al peso che il premio può prendere nel processo di apprendimento, nonché in quello educativo, e valutare di conseguenza il da farsi.
Questo articolo ha suscitato il tuo interesse e senti il bisogno di approfondire in merito a tuo figlio? Scrivimi pure alla mail info@datemifiducia.it o telefonami al 3409628159 per prenotare una consulenza psico-educativa.
Ricevo a Preganziol (Treviso)
Alice Righetti – Psicologa Infanzia e Adolescenza; Tutor dell’Apprendimento
Spunti per approfondire
Giulia Manzi, La valutazione scolastica. L’influenza del giudizio sulla motivazione dei nostri figli, Il Leone Verde.
Angelica Moè, La motivazione, Il Mulino