Quando nasce un figlio (o viene adottato), il cammino per diventare genitori è solo all’inizio.
Le capacità di cura di un genitore hanno bisogno di tempo e di un certo grado di apprendimento per essere espresse al meglio.
Ma che ruolo hanno i figli in questo percorso?
Diventare genitori: il ruolo dei figli
Per la psicanalista francese Jeanne Van den Brouck, il compito principale di un figlio è di educare i propri genitori!
Nel suo interessante libro “Manuale ad uso dei bambini che hanno genitori difficili”, l’autrice accompagna il lettore nella rilettura delle proprie esperienze con genitori “difficili” e non solo, partendo dal presupposto che:
“un po’ alla volta con l’aiuto della sensibilità e della conoscenza che ha di se stesso, il bambino porta i genitori ad accettare in primo luogo la sua esistenza, poi la sua personalità, e infine la sua autonomia fisica, intellettuale e affettiva”
In un gioco di punti di vista che si avvicina al paradosso, l’autrice francese racconta l’avventura di diventare grandi dovendo confrontarsi con la “crescita” dei propri genitori, oltre che con la propria.
Non è così difficile essere un genitore difficile!
Il testo presenta diverse modalità di essere un genitore “difficile”, tra cui: “i genitori che vogliono-che-il-figlio-faccia”, “i genitori bugiardi”, “i genitori ricchi”, variante dei “genitori poveri”, “i genitori anziani” e molti altri.
Queste modalità vengono raccontate dal punto di vista del bambino attraverso la narrazione delle strategie che ha messo in atto per “sopravvivere” alle difficoltà poste dal genitore.
E non è così difficile essere un genitore difficile!
Sono così tante le modalità con cui si può “complicare” la crescita dei propri figli che è pressoché impossibile non sentirsi presi in causa!
Provando a non colpevolizzarsi, basta aprire il libro e ricominciare partendo da sé, guardando gli adulti con gli occhi dell’infanzia.
Tornare alla nostra esperienza di figli
Tutto il piacere di questa lettura sta nel tornare nei panni del bambino che siamo stati, scoprendo nuovi significati a ciò che abbiamo fatto e vissuto nelle quotidiane sfide naturali della crescita con i nostri genitori.
Diventare genitori si rifà, in primo luogo, alla nostra esperienza di figli.
Perché, come dice Lucilla Giagnoni in un suo bellissimo spettacolo teatrale:
“noi tutti siamo figli, tutti. Tutti nasciamo da un padre e da una madre, tutti. Essere figli è la condizione che ci rende veramente tutti uguali.
Essere figli è la prima relazione su cui possiamo fondare tutte le altre”
Educare all’indipendenza
Un tema centrale che la psicanalista francese riconosce nel percorso di educazione ai genitori è l’educazione all’indipendenza.
“Una tappa particolarmente importante della pedagogia rivolta ai genitori è
l’educazione all’indipendenza.
Un bambino può far fronte alla dipendenza dei genitori senza troppi problemi perché gli resta tempo sufficiente per le proprie occupazioni.
Ma più il bambino cresce, più lo assorbe la sua vita personale e meno tempo e meno energia può dedicare ai genitori.
Così i genitori possono venire progressivamente condotti a non vivere più attaccati al figlio, ma al suo fianco.
L’avvenire dei genitori dipende dalla buona riuscita di questa fase educativa:
è essenzialmente qui che si giocano le loro possibilità di diventare autentici adulti”.
Da genitori non resta che concedersi il diritto di tornare alla propria infanzia, approcciare con spirito critico e voglia di capire la propria genitorialità e osservare i propri figli, forse con nuove possibilità di comprendere il loro punto di vista.
Il libro di Jeanne Van den Brouck parla direttamente a loro, a noi, ai figli.
Perché leggere questo libro
Per ripercorrere le proprie esperienze di genitorialità, vissute come figli o sperimentate come genitori, osservando con occhi nuovi, quelli del bambino che siamo stati o del bambino che abbiamo generato, il processo di educazione dei “genitori difficili”.
Quando non leggerlo
In caso di recente esperienza di lutto perinatale o di “ferite aperte” circa la propria genitorialità. Il tono molto schietto e diretto dell’autrice può risultare non indicato in certe circostanze di vita.
Alessia Buzzi